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19/03/2018 |
Nel 1894 D'Annunzio descrive la ‘presentosa’ ne Il trionfo della morte facendo conoscere questo monile di squisita fattura fuori dai confini della regione.
Di origini quasi certamente settecentesche, compare per la prima volta tra i beni di una sposa all’inizio dell’Ottocento e si diffonde poi nell’entroterra abruzzese dove si consolida la tradizione di accompagnare i momenti più importanti con il dono della ‘presentosa’.
Il modello di base è un ciondolo in filigrana d’oro o d’argento, con triangoli disposti in tondo con la punta verso l’esterno a disegnare una stella; al centro del cerchio che viene a formarsi c’è un simbolo che cambia e dà il significato al monile. Il cuore è il simbolo fondamentale con molte varianti.
Due cuori legati da un nastro è la promessa d’amore e si regala alla fidanzata.
Il padre della sposa le dona la ‘presentosa’ con una nave come augurio di una nuova vita felice, mentre in quella per la Prima Comunione c’è la colomba dello Spirito Santo.
La lavorazione della ‘presentosa’ cambia a seconda delle zone e dello stile dell’orafo che l’ha realizzata, con la filigrana arricchita con riccioli, spirali e a volte pietre incastonate, ma il motivo della stella e il simbolo centrale rimangono sempre.
Oggi le maggiori botteghe di maestri orafi le troviamo a Sulmona, Pescocostanzo, Scanno e Guardiagrele dove vengono realizzate ‘presentose’ molto belle e raffinate.
Una tradizione che si è mantenuta inalterata e dona ancora oggi gioielli di mirabile fattura, tanto da essere vanto della regione. Non a caso in occasione del G8 del 2009, ogni first lady ha ricevuto in dono la ‘presentosa’ come simbolo dell’Abruzzo.
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